Era il 1926, quando il fascismo creò le corporazioni, sciogliendo tutte le associazioni. Formalmente, anche grazie a Nicola Sansanelli, la Camera penale rimase in vita, conservando anche i suoi locali. Ma ogni attività , di fatto, fu sospesa. E proprio a quel periodo risale la distruzione del suo archivio e dei documenti sui primi 44 anni di vita. Una pausa durata fino al 1944. Con la presidenza di Domenico Miranda, i penalisti ricostituiscono la loro associazione. Nel solco della tradizione. Via via, alla presidenza si succedono Ettore Botti, Giulio Nocerino, Giuseppe Minichini. Ma la rivitalizzazione, il cambio totale di struttura e identità comincia soltanto negli anni '80. Con la presidenza di Aldo Cafiero, che trasforma un club esclusivo in un'associazione anche di impegno sindacale. Non solo confronto interno, e specialistico, su argomenti tecnico-giuridici, ma anche interesse verso gli uffici giudiziari, l'organizzazione dell'amministrazione della giustizia, le norme approvate dal potere legislativo. Una cura all'avvio che trova la sua prima e completa attuazione con la presidenza di Michele Cerabona. Alla fine degli anni '80, le frizioni con i capi degli uffici giudiziari napoletani si moltiplicano. Interessi divergenti, distanza nell'interpretazione delle norme, alcuni discutibili atteggiamenti dei vertici inquirenti. La Camera penale è in prima fila nelle critiche alla gestione della Procura e della Procura generale. E molti iscritti vengono chiamati dal Csm per essere sentiti sull'operato del procuratore capo Alfredo Sant'Elia e del procuratore generale Aldo Vessia. Su quest'ultimo, in relazione alla gestione di un'indagine (la prima istruttoria sul delitto Siani), vengono prodotti documenti di fuoco, si lanciano proteste, su cui si attivano molto consiglieri come Gaetano Di Lauro e Antonio Briganti. Qualche penalista tentenna, ma gli avvocati si mostrano abbastanza compatti. E Vessia anticipa tutti, chiedendo al Csm il trasferimento alla Cassazione. E' una vittoria per gli avvocati. Qualche mese prima, era andato via anche il procuratore Sant'Elia.